CENNI BIOGRAFICI SU CARLO TORRIANI Dalle nozze tra Pietro Torriani, impiegato regio, nato il 25-9-1848 a Castelceriolo e Cavalieri Lucia nata il 16-9-1865 a Castellazzo Bormida, nel 1889 il 25 febbraio —- nasce Carlo Torriani —— in Susa. 1901. Il padre, trasferito per lavoro ad Alba, conduce con se la famiglia e, in questa città, Carlo frequenta le scuole elementari, il Ginnasio e il Liceo, ma trascorre sempre le vacanze a Castelceriolo, ove ha modo di concorrere alla fondazione del Circolo Giovanile di Azione Cattolica «S. Giorgio», di partecipare, quale studente universitario, al primo convegno degli agricoltori tenutosi nel Seminario di Alessandria, e di incontrarsi il 24 agosto 1908 con il grande sociologo -— servo di Dio —— Giuseppe Toniolo. 1911 Si laurea brillantemente in legge e, poichè il padre è trasterito a Torino svolge la sua attività in questa citta quale redattore sociale del giornale cattolico «Il Momento>>, e nel 1912 il 19 maggio accetta la Presidenza della costituita Federazione Dio cesana di Alessandria, dando inizio ad una capillare opera di pro paganda in tutta la diocesi per la fondazione dei Circoli di Azione Cattolica. 1914 I Presidenti delegati della Gioventù Cattolica delle 17 diocesi piemontesi riuniti a Torino, nominano quale Presidente regionale Carlo Torriani che, per tutto il periodo della prima guerra mondiale 1915-1918, svolge la sua attività neltorganizzare i giovani rimasti nelle citta e nei paesi, nel mantenere i collegamenti con quelli che combattevano, dando vita ad un giornalino, al tesseramento e soprattutto a giornate sociali di cui restarono memorabili quelle tenutesi ad Orta nel 1916 quando si gettarono le basi dei "sindacati bianchi". 1918 Finita la guerra Carlo Torriani fonda i gruppi di Ferrovieri, di Metalmeccanici, di Bancari, di Fattorini costituendo l’Unione del Lavoro, che portò miglioramenti economici ai tessili, ai postelegrafonici, alle guardie carcerarie, ai portinai e alle domestiche, e in quell'anno il 16 e 17 dicembre fu convocato a Roma, a far parte dei quaranta che formarono la costituente del Partito Popolare Italiano. 1919 E’ eletto Segretario provinciale del P.P.I., e climessosi, anche per divergenza di vedute, dal giornale <<il Momento», rientra definitivamente nella diocesi di Alessandria, ove è chiamato dal Vescovo Mons Giosuè Signori a dirigere il giornale «La Libertà» e a rendersi promotore di conferenze, di comizi, di giornate e settimane sociali. 1921 In Vescovado in una saletta buia e due stanze disadorne apre il "Segretariato del Popolo", di ispirazione Vincenziana. L’incontro con tanta povertà spirituale e materiale gli fornirà il motivo per la sua decisione al Sacerdozio e la sua dedizione per la liberta gli procurera scliialfeggiamenti in Alessandria e botte al convegno di Felizzano. 1924 E' costretto a ritirarsi dalla lotta politica, per lasciar vivere il giornale «La Liberta». 1926 24 gennaio -—— muore la sorella Teresa, segretaria del Consiglio diocesano. 1928 16 ottobre —— muore la sorella Laura, delegata delle beniamine e amministratrice del giornale «•La Libertà>>. 1930 Acquista Fautomobile chiamata «la coloniale» spoglianclosi di quanto possedeva per festeggiare le sue nozze d’argento con l’A.C. 1952 10 ottobre —- muore la mamma a Castelceriolo. A Roma nella Presidenza dell’A.C. 1934 21 ottobre, entra in Seminario. 1937 22 maggio —— celebra la sua prima Messa e viene designato quale Cappellano del Piccolo Ricovero della Divina Provvidenza di Madre Michel. 1942 Partecipa al Comitato di Liberazione ed è nominato cassiere, 1945 Delegato Diocesano di Azione Cattolica, 1946 Primo assistente provinciale A.C.L.l. e C.I.F. Ritorna alla direzione di «Voce Alessanclrina». Presidente del Consiglio particolare della S. Vincenzo. Docente in Seminario di storia e di Azione Cattolica., 1954 Lascia, per motivi di salute, la guida clelia S. Vincenzo e l’A.C. mentre conserva la direzione di «Voce Alessandrina•». 1958 17 aprile -- Ha in programma un viaggio a Roma. La morte lo coglie quasi improvvisamente nel Piccolo Ricovero della Divina Provvidenza, nella sua cameretta a lato della Chiesa ove Gesù Eucaristico è adorato.
PAGINE ANTOLOGICHE DI CARLO TORRIANI La nostra resistenza (“La Voce Alessandrina”, 21 aprile 1955) Tutt’ltalia ricorda i dieci anni dalla fine del regime dittatoriale e di guerra, e manifesta gratitudine per quanti hanno dato vita e sacrifici inauditi per resistere ai molti nemici e trionfarne. Non pochi dei migliaia di discorsi alludono alla vittoria della compattezza democratica contro i totalitari; si resistette e si vinse perché si era tutti uniti, si dice. Perché questa unione non esiste più tra gli italiani? Pare la resistenza venga meno alla soluzione dei problemi pure gravissimi del dopoguerra. A parte che il regime democratico deve ammettere che ogni uomo possa esprimere le sue idee e perciò la diversità d'opinione non porta a quella unità assoluta che è scopo del regime totalitario, noi sentiamo che lo spirito della nostra Resistenza non è per nulla cambiato da quello che era nel 1945. I nostri che parteciparono alla direzione della insurrezione , come i nostri che si organizzarono nelle brigate della libertà, resisttero agli avversari perché la libertà tornasse in Italia e con la libertà il rispetto della dignità umana, della indipendenza della Patria, delle leggi di Dio. Su questa base di resistenza si era allo- ra tutti d'accordo e anche la Costituzione risentì nel suo programma i benefici di questo accordo. Perche non si può continuare la marcia assieme alla ricostruzione più celere della Patria? Lo dicano gli altri. Per parte nostra non perseguiamo l'altro ideale che render l'uomo degno della missione che Dio gli ha affidata, fratello al suo simile, libero da egoismi e da male passioni, amante della propria terra e della propria famiglia, desideroso con ingegno. e il lavoro di rendere prospere l’una e l'altra. E' con questa visione che i nostri morirono ai vari fronti di guerra, patirono (e forse patiscono ancora oggi) gli obbrobrii della prigionia, si diedero alla guerriglia negli stessi nostri paesi. . Per parte nostra non sappiamo che sia guerra fredda, non pronunciamo, né scriviamo parole d'odio. Teniamo dovere massi mo difendere la Verità, chiedere Giustizia, trattare con Carità. Queste giuste perchè cristiane realizzazioni non si potevano avere che un ambiente di pace, diliberta, di democrazia: proprio, l’opposto di quello in cui vivevamo. Veniva spontaneoi percio' agli uomini di buona volonta' il proposito di prrerparare clandestinamente un’azione per cacciare tedeschi e loro satelliti e con l’aiuto di popoli liberi rilevare l'indipendenza alla Patria: un secondo rinascimento. Memori di quanto era avvenuto nel primo in cui massoneria iliberale e la democrazia marxista, tentarono di far una Ita11ia senza il concorso dei cattolici, molti cattolici nel l940, personalmente, senza cioè che le loro organizzazioni li obblligassero divennero cospiratori e guerriglieri. Erano soci attivi, giovani e anziani del- 1’A.C., ex esploratori, ex popolaristi. Il gesto spontaneo di pochi, seguito via via da altri, fu di importanza massima negli avveni menti che seguirono, perche altri cospiratori erano gia' pronti a dimostrare che salvavano essi soli liberta' e Chiesa ,facendo anche un servizio ai cattolici assenteisti. Invece i nostri, pur essendo di spirito antirivoluzionario e antiguerriero, fecero bene la loro parte di rivoluzione le di guerriglia; i diocesani di Alessaandria diressero anche in questo caso il movimento provinciale e si dimostrarono ottimi, leali, competenti come avessero sempre fatto quel pericoloso mestiere. Dietro gli uomini: le donne, veramente eroiche, e il clero magnifico nelle opere di carità clandestina come in quelle di carità alla luce del sole. Nelle future libere elezioni gli italiani dimostrarono —-— nonostante la tregenda dialettica che ne seguì —-— di apprezzare l’ intervento dei democratici cristiani e in maggioranza si affidarono ad essi.
Gli integralisti (“La Voce Alessandrina”, 23 maggio 1957) Dall’altra parte hanno trovato un termine nuovo per distinguerci. Ai fuori moda, codini, oscurantisti, clericali si e aggiunto oggi "integralisti". E’ un progresso, perché se gli altri titoli storicamente erano sbagliati, questo almeno riflette verita e attualita‘. Cattolici integralisti, vale a dire cattolici coerenti. La coerenza e' così rara che da parte dei non coerenti si puo rimproverarla a quelli che per coerenza si distinguono. Se, infatti, integralismo é difendere in modo consapevole la dignita e liberta dell’uomo, i cattolici non possono che essere e rimanere integralisti. Ciò vuol dire che non abbiamo nulla di comune con quelli della "re1igione privata" e con quelli del1’ateismo soffocatore della vita spirituale e materiale. Come integrali siamo anche più rivoluzionari dei nostri oppositori quasi immobilisti. Mons. Fulton Sheen sere fa alla radio paragonava il Magnificatt della Madonna al manifesto marxista e rendeva chiara agli occhi di milioni di uditori la conclusione che il Magnificat il dooumento pin rivoluzionario che sia mai stato sciitto. - L’anima esiste e aspira a una felicità infinita che solo Dio può appagare. Il materialismo, negando l’anima, nega Dio e la felicità, porta allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, al timore servile del dittatore, all’odio. La violenza è necessaria, dice il marxismo. E’ necessaria la violenza -— crediamo noi -— non contro il prossimo, ma cotro la nostra avarizia, contro il nostro egoismo, contro la nostra lussuria, contro il nostro orgoglio. L’uomo non ha nulla da perdere all’infuori delle catene del peccato che offusca l’intelletto e fiacca la volontà. La cessione dei beni non deve essere un trasferimento di preda o di bottino dalle tasche degli uni a quelle degli altri, ma deve aver di mira la prosperita' del più povero. La rivoluzione di Maria continua, si allarga, rende piu' civili i popoli, le altre rivoluzioni distruggono o ritardano il progresso. Il Cristianesimo sradica la schiavitù e il marxismo la restaura; il Cristianesimo benedice la famiglia, il marxismo la scioglie; il Cristianesimo educa alla verita, il marxismo alla menzogna, il Cristianesimo ottiene tregue e paci nelle guerre, il marxismo fabbrica bombe e arruola soldati; il Cristianesimo moltiplica le opere di carita', il marxismo le disprezza; il Cristianesimo onora il lavoratore, il marxismo lo fa sgabello ai dittatori; il Cristianesimo fa santi i galantuomini, il marxismo fa santi i delinquenti; il Cristianesimo ha milioni di martiri, il marxismo fa milioni di martiri. Siamo dunque integralisti.
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